Negli ultimi anni si è registrato un notevole incremento di indagini tese a rilevare il livello della capacità innovativa. Sebbene le procedure di auto-valutazione risultano inclini a derive, sono gli strumenti più comunemente utilizzati per stabilire le prestazioni aziendali, in quanto procedure basate di metriche più oggettive e quantitative, di natura contabile, risultano molto spesso affette da derive ancora maggiori. Queste valutazioni basate su percezione, inoltre, si sono rivelate nel tempo affidabili. Tutte le iniziative volte, in passato, a migliorare l’innovazione all’interno delle organizzazioni hanno affrontato il problema del miglioramento del processo di innovazione attraverso un ampio spettro di metodi, di tecniche e di strumenti, senza però riuscire a quantificare il grado di cambiamento da essi apportato. Per riferirsi, poi, ad un miglioramento del livello di innovazione, occorre tenere conto delle interazioni tra le diverse caratteristiche della stessa innovazione: l’innovazione di processo può innescare innovazione di prodotto e, allo stesso modo, l’innovazione di prodotto può rivelarsi causa trainante dell’innovazione di processo. L’innovazione organizzativa segue queste due dimensioni. I sondaggi orientati a rilevare il livello di innovazione spesso sottovalutano l’importanza del ruolo del fattore-organizzazione nei processi legati all’innovazione, ritenuto da altri, invece, necessario. Si concentrano piuttosto sul processo dell’acquisizione della tecnologia. Attualmente le metriche più comunemente usate per le attività innovative sono:

  • spesa per ricerca e sviluppo (R&S);
  • numero di brevetti.

Ricerca e Sviluppo – R&S

La Ricerca e Sviluppo (R&S) è il più antico e, in qualche caso, il più abusato indicatore nel campo della scienza e della tecnologia. Esso viene comunemente impiegato per dare contezza delle potenzialità dei paesi e delle organizzazioni in termini di capacità di produrre e utilizzare le conoscenze scientifiche e tecnologiche. I dati sulla R&S rappresentano gli input utilizzati nel processo innovativo ma, ovviamente, non forniscono alcuna informazione circa l’efficienza del processo di produzione delle conoscenze, che dipende dall’efficienza dell’intero sistema innovativo (infrastruttura di ricerca, cooperazione tra varie organizzazioni, capacità di assorbire tecnologie provenienti dall’esterno, assetto istituzionale, etc.).

Per fini statistici, l’attività di ricerca e sviluppo (R&S) è definita come quel complesso di attività creative intraprese in modo sistematico allo scopo di accrescere l’insieme delle conoscenze, ivi compresa la conoscenza dell’uomo, della cultura e della società, e di utilizzarle per nuove applicazioni. Le indagini statistiche sulla R&S producono dati sul personale, sulla spesa e su altri aspetti relativi all’organizzazione e all’esecuzione della R&S stessa. La R&S viene classificata secondo vari criteri: tipo di attività (ricerca di base, applicata, sviluppo sperimentale), settore di esecuzione (imprese, enti pubblici di ricerca, università, istituzioni senza fini di lucro, etc.), settore di finanziamento. La spesa per R&S è ripartita per tipologia (personale, spese correnti, spese in conto capitale), per dimensione d’impresa, per settore industriale, per fonte di finanziamento e per settore di esecuzione. I dati statistici sulla R&S vengono tradizionalmente raccolti dagli uffici statistici dei vari Paesi, mentre le organizzazioni internazionali quali, ad esempio, l’OCSE, l’Eurostat, l’UNESCO, provvedono a impiegarli e armonizzarli a livello internazionale. In Italia l’ISTAT raccoglie i dati sulla R&S sin dalla metà degli anni ’60. La rilevazione, molto approfondita, è stata di recente aggiornata, anche in relazione ai risultati dell’indagine sull’innovazione tecnologica nell’industria italiana. Anche altre organizzazioni, quali Confindustria, aziende private e ministeri raccolgono dati su sottoinsiemi del sistema di ricerca nazionale. In termini di qualità dell’informazione statistica, in tutti i Paesi si pone il problema della sottovalutazione della ricerca delle piccole imprese. Mentre le grandi imprese hanno spesso strutture ad hoc destinate alla ricerca e bilanci specifici, le piccole di rado dispongono di laboratori separati dalle altre funzioni tecnico-produttive e, anche quando svolgono attività di ricerca, raramente la separano dalle altre attività e ne riescono a valutare i costi. Verosimilmente, la gran parte della R&S delle piccole imprese è ad-hoc e informale, e si può presumere che sia composta in gran parte da sviluppo, piuttosto che da ricerca di base o applicata. Inoltre, come precedentemente sottolineato, per essere rilevata statisticamente, la R&S deve avere un carattere non occasionale.

Numero di brevetti

Il brevetto è un diritto riconosciuto dallo stato a un inventore in cambio della pubblicazione della sua invenzione; esso conferisce all’inventore, per un periodo definito e sotto particolari condizioni, il monopolio sull’utilizzazione commerciale del ritrovato tecnico. Le disposizioni giuridiche e legali relative al deposito della domanda, all’ottenimento e alla protezione del brevetto variano considerevolmente da Paese a Paese, anche se negli ultimi anni le differenze si sono progressivamente ridotte. Le statistiche sui brevetti vengono raccolte prevalentemente per ragioni amministrative, e non per contribuire all’analisi del processo inventivo e dell’innovazione tecnologica; tuttavia, i brevetti rappresentano una preziosa fonte di informazione, unica nel suo genere, sugli sviluppi del progresso tecnico in una dimensione spaziale e temporale. Alcuni esperti ritengono che circa l’80% delle informazioni tecnologiche contenute nei brevetti non sia reperibile altrove. Nel corso degli anni più recenti si è andato ampliando e approfondendo il dibattito sull’uso delle statistiche sui brevetti come misura dell’attività inventiva e innovativa, e, più in generale, del progresso tecnico, in alternativa o in aggiunta agli altri indicatori. A tale proposito, va osservato che i dati disponibili sui brevetti sono predominanti, con riferimento alle stesse classi tecnologiche, rispetto ai dati disponibili sulla R&S: le serie storiche dei brevetti risalgono, per alcuni Paesi, alla seconda metà dell’Ottocento, mentre quelle sulla R&S coprono soltanto gli ultimi 45 anni. Va aggiunto che il brevetto riflette anche attività inventive svolte al di fuori dei laboratori di ricerca quali la progettazione, il controllo di qualità, i servizi tecnici, la produzione, le attività inventive non strutturate.

Analisi comparativa delle prestazioni: il benchmarking

Il benchmarking è una tecnica manageriale a supporto della definizione delle strategie aziendali. Esso si estrinseca nella misurazione e nel confronto delle prestazioni conseguite dai processi, prodotti e servizi di una determinata azienda, con quelle dei migliori concorrenti operanti sul mercato, tra le quali figura l’azienda leader cosiddetta “best in class”. L’obiettivo del processo di benchmarking è quello di individuare le pratiche o le attività, i metodi di esecuzione, le prassi gestionali che permettono all’azienda, cui si fa riferimento in ipotesi di confronto, di conseguire una prestazione superiore nello specifico aspetto confrontato, colmando in tal modo il divario o, addirittura, superando le prestazioni dell’azienda scelta per il confronto. Nonostante il benchmarking sia divenuto uno strumento di impiego molto popolare nelle imprese di successo, esso rimane uno strumento relativamente sottoutilizzato nel campo dell’innovazione. Soprattutto con riferimento alle PMI, il suo l’uso per la valutazione delle prestazioni risulta alquanto limitato. Un vasto numero di studi ha contribuito ad individuare i fattori di successo e di fallimento nello sviluppo di un nuovo prodotto, ma in pochi studi si è cercato di incorporare l’innovazione quale strumento proficuo per il benchmarking delle prestazioni aziendali. Fanno eccezione gli studi di Cooper che presentano il benchmarking quale metodologia necessaria per individuare i fattori critici che rendono le aziende di successo così distanti dalle altre. Una caratteristica principale che appare nel benchmarking e nei relativi studi nell’ambito della misurazione dell’innovazione è la tendenza verso una definizione quantitativa delle best practices, piuttosto che verso una loro definizione più sfumata.

Come individuare le metriche attendibili per misurare l’innovazione?

Prima di preoccuparsi di trovare le metriche per misurare l’innovazione, dovremo dare una definizione in maniera coincisa e univoca della stessa.

La gestione dell’innovazione è la gestione dei processi di innovazione dal punto di vista del prodotto e dell’organizzazione.

La gestione dell’innovazione prevede un insieme di strumenti che permettano ai manager e agli ingegneri di cooperare per una comprensione dei processi e degli obiettivi in comune.

Tale gestione permette all’organizzazione di rispondere ad opportunità esterne o interne, e di usare la propria creatività per introdurre nuove idee, processi o prodotti; non è relegata all’area di “Ricerca e sviluppo”, ma coinvolge i dipendenti ad ogni livello nella contribuzione creativa allo sviluppo del prodotto della società, nella produzione e nel marketing.

Come si può pensare di trovare uno strumento e metrica di misura quando l’entità da misurare non è definita?

Ovvero,

come potevamo pretendere di poter utilizzare il metro quando l’entità lunghezza non era ancora stata definita?

Occorre quindi procedere con step opportuni prima di esporsi in maniera inappropriata su concetti talmente ampi e/o astratti altrimenti il rischio è quello di distogliersi dalla realtà.

L’innovazione è un concetto apparentemente astratto e ampio che deve essere scomposto anche avvalendosi di strumenti matematici e know-how di molteplici competenze. Innanzitutto innovare potrebbe significare cambiamento ma non solo. Proprio per questo ho aperto la mia home page con le tre caratteristiche di base che potrebbero costituire il concetto di innovazione: intuizione, logica e sostenibilità.

L’intuizione: una conoscenza improvvisa di una verità, ciò che fa illuminare la lampada neuronale della scoperta (da qui è nata anche la realizzazione del logo).

La logica: un aspetto matematico che si basa sul ragionamento deduttivo causa-effetto. Un procedimento razionale che permette di arrivare a una realtà tangibile partendo da generiche premesse (da qui l’ingranaggio alla base della lampada del logo).

La sostenibilità: una caratteristica di uno stato ad essere mantenuto ad un certo livello con modalità indefinita (da qui il sistema rigido ingranaggio-lampada che deve ruotare indefinitamente e far sistema con altri ingranaggi).

Questi sono i parametri che regolamentano l’innovazione. Per fare cosa? Per raggiungere l’obiettivo.

Infatti, secondo una mia interpretazione, non dobbiamo partire dal concetto di innovazione e poi andare a definire le metriche, risultati e valori che essa porta.

Partiamo invece dall’obiettivo che con quella determinata attività o progetto o altro andremo a raggiungere.

Per arrivare a quell’obiettivo (efficacia) potremo avere infiniti percorsi, ovviamente si intraprenderà quello più efficiente.

Andiamo ora a identificare tutte le risorse coinvolte per raggiungere l’obiettivo le quali potranno successivamente essere quantificate: studiamo così il nostro sistema come SISTEMA ISOLATO dal mondo esterno (altri progetti o attività similari) con analogia “all’esperimento della stanza cinese” nell’intelligenza artificiale forte.

A questo punto inseriamo il nostro SISTEMA ISOLATO nell’universo e confrontiamolo con situazioni già esistenti. Se il sistema è unico dovrà rispettare le tre caratteristiche base enunciate sopra per essere innovativo, altrimenti andremo a vedere il delta globale tra il sistema nuovo e la situazione esistente. Studiamo il sistema esistente scindendolo per risorse della stessa categoria di quello nuovo (e precedentemente isolato) confrontando poi nel dettaglio le singole risorse che, raggruppate, costituiscono la stessa famiglia.

Si individuano in questo modo i delta parziali per ogni risorsa. Il delta globale non sarà altro che la somma dei delta di tutte le risorse coinvolte.

Si potrebbe esprimere la seguente tesi: “un sistema, identificato come prodotto, processo o servizio è proporzionalmente innovativo quando permette di raggiungere l’obiettivo con una razionalizzazione di risorse, quindi con la massima efficienza”.